Dal 1945 ad oggi, quasi ogni ciclo di stretta da parte della Fed ha causato una recessione. Damir Tokic, trader e ricercatore, ha studiato i drawdown del 10% e più dell'S&P 500 dal 1986 e ha concluso che ci sono principalmente tre trigger che causano i maggiori selloff:
1) le aspettative della stretta monetaria della Fed
2) le aspettative di una recessione imminente
3) la stretta creditizia.
Fase 1
L'attuale drawdown totale dell’S&P500 del 15% da inizio 2022 ad oggi rappresenta il sell-off della Fase 1 nelle aspettative di una stretta monetaria aggressiva della Fed. Nello specifico, al 31 dicembre 2021 il mercato si aspettava che la Fed aumentasse il tasso dei Federal Funds a circa lo 0,80% entro la fine del 2022. Ora, il mercato si aspetta che la Fed aumenti il tasso dei Federal Funds a circa il 2,80%.
Di conseguenza, il mercato è passato dal prezzare una normalizzazione molto graduale dei tassi d'interesse a una stretta di politica monetaria molto aggressiva. Oltre ad aumentare il tasso dei Federal Funds, la Fed ha anche segnalato la fine del programma di Quantitative Easing (che in realtà è terminato a marzo), e l'inizio del programma di Quantitative Tightening, che dovrebbe iniziare a maggio.
L’aumento dei tassi di interesse nelle aspettative del programma QT della Fed ha essenzialmente rimosso la liquidità dal mercato azionario. Così, i settori speculativi ad alto beta che dipendono dalla liquidità hanno venduto significativamente. Il sell-off dello SPY è stato guidato da un calo del 23% nei servizi di comunicazione (XLC), un calo del 20% nei beni di consumo discrezionali (XLY) e un calo del 19% nella tecnologia (XLK).
Le aspettative di una stretta monetaria sempre più aggressiva della Fed hanno aumentato la probabilità di una recessione, dato che lo spread tra i rendimenti dei Treasury Note a 10 anni e quelli dei Treasury Note a 2 anni si è invertito a marzo.
Fonte: Tradingview
Nel mese di aprile del 2022 abbiamo visto uno dei peggiori drawdown mensili, innescato dall’approccio aggressivo del presidente della Fed Powell che ha segnalato l'aumento del tasso di 50bps a maggio, ed eventualmente a giugno.
La Fed ha sei riunioni in programma entro la fine del 2022, e attualmente il mercato si aspetta un aumento totale del 2,50% del tasso dei Federal Funds dagli attuali livelli di 0,35% a circa 2,80-85%, che implicherebbe in media circa 40bps di aumento in ogni riunione.
Dopo i commenti di Powell al FMI il 20 aprile, la previsione del 2022 è rimasta stabile e il mercato sta prezzando una stretta monetaria meno aggressiva per il 2023.
Le aspettative d’inflazione hanno raggiunto il picco alla fine di aprile e sono rimaste sotto il livello del 3%. Quindi, potremmo aver superato anche il livello massimo delle aspettative d'inflazione.
Detto questo, la fase 1 del mercato ribassista potrebbe definirsi completata - il mercato azionario e il mercato obbligazionario si sono adattati al previsto irrigidimento della politica monetaria della Fed.
Fase 2
Se il mercato continua ad andare al ribasso oppure no, dipenderà della politica monetaria della Fed e se questa potrebbe provocare effettivamente una recessione.
I mercati finanziari al momento non stanno prezzando una recessione imminente. Nello specifico, lo spread tra il rendimento del Treasury Bill a 3 mesi e del Treasury Note a 2 anni è positivo - la probabilità di una recessione imminente è molto bassa.
Una volta che il rendimento del Treasury Bill a 3 mesi raggiunge e supera il rendimento del Treasury Note a 2 anni, e i rendimenti di quest’ultimo iniziano a scendere, il mercato inizierà a prezzare una recessione imminente - e di conseguenza la Fed abbasserà il tasso dei Federal Funds. Da notare che a questo punto il tasso di disoccupazione dovrà iniziare a salire. Attualmente non siamo affatto vicini a questo punto.
Fase 3
Il drawdown totale dipenderà da quanto profonda e grave sarà la recessione effettiva. La recessione del 1990 fu molto leggera, e il drawdown totale fu inferiore al 20%.
Implicazioni
Al momento gli investitori dell’indice S&P 500 stanno subendo un drawdown del 15%. SPY è vulnerabile a perdite più pesanti data la forte esposizione al settore tecnologico al 27% dell'indice, e un altro 20% con i settori dei beni di consumo discrezionali e delle comunicazioni- che è quasi il 60% dell'indice.
Tuttavia, la fase 1 dovrebbe essere completata. Gli investitori che hanno acquistato dovrebbero probabilmente tenere duro e aspettare l'opportunità di vendere a un livello più alto- tutto dipende davvero dal fatto che la recessione vera e propria segua.
Gli investitori che hanno venduto allo scoperto lo SPY hanno già fatto un bel po’ di “soldi facili” in questa Fase 1 del mercato ribassista. La fase 2 non è ancora iniziata ma probabilmente sarà ancora un mercato molto volatile.
Fonte: SeekingAlpha
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