Per la prima volta da Aprile 2020 la capitalizzazione di mercato di Amazon (AMZN) è scesa, riportando utili e ricavi deludenti nel Q3: risultati che hanno spaventato gli investitori e fatto crollare le azioni di oltre il 13%, al di sotto di 1 trilione di dollari. La discesa del titolo è continuata per giorni, azzerando quasi tutti i guadagni accumulati durante la pandemia. Le azioni Amazon sono scese di circa il 41% anno su anno e sono sulla buona strada per chiudere l’anno peggiore dal 2008.
Dopo Meta e Twitter, a quanto pare anche Amazon sarebbe pronta “a liberarsi” di circa 10 mila dipendenti in quello che potrebbe essere il maggior taglio nella storia della società, pur rappresentando meno dell’1% della sua forza lavoro complessiva. Al 31 dicembre 2021, Amazon contava 1,6 milioni di dipendenti a tempo pieno e part-time, più del doppio rispetto alla fase pre-pandemia. i tagli potrebbero scattare già in settimana e riguarderebbero in particolare la divisione retail e le risorse umane.
Amazon segue così l’esempio di altre società tecnologiche americane. Ricordiamo che Meta ha annunciato la scorsa settimana che sta licenziando più del 13% del suo personale, ovvero più di 11 mila dipendenti, e Twitter ha licenziato circa la metà della sua forza lavoro nei giorni successivi all’acquisizione della società da 44 miliardi di dollari da parte di Elon Musk.
Nessun ottimismo in attesa dell’imminente stagione dello shopping natalizio, tutt’altro; l'azienda statunitense che opera nel settore della grande distribuzione ha di fatto suonato il campanello di allarme di recessione negli Stati Uniti, confermando l’impatto negativo dell’inflazione sulla propensione dei consumatori americani, annunciando un crollo degli utili del 50% circa, sulla scia dell’aumento delle scorte e del rallentamento delle vendite.
Target ha lanciato l’allarme sulle vendite nel periodo più promettente dell’anno per il mondo retail: quello festivo, per l’appunto, che negli Stati Uniti parte ufficialmente il Black Friday, il giorno dopo il Ringraziamento.
La realtà è che se i consumatori smettessero di spendere l’inflazione scenderebbe e la FED potrebbe iniziare a rallentare l’aumento tassi. Tuttavia, una speranza su strette monetarie meno aggressive è arrivata comunque con le dichiarazioni rilasciate dalla presidente della Fed di Kansas City, Esther George.
“E’ possibile che i tassi di interesse debbano salire a livelli più alti, al fine di rallentare l’economia” (e dunque l’inflazione) Tuttavia, “avrebbe senso ridurre l’intensità dei tassi, l’anno prossimo, con strette monetarie dello 0,25%”.
Esther George ha avvertito in ogni caso che “la sfida reale è rappresentata dal pericolo di fermare le strette monetarie in modo prematuro”.
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