Ottobre è in tutto il mondo il mese dell’educazione finanziaria. Come siamo messi in Italia in tema di soldi e risparmi? Malissimo.
Per risparmiare, gli italiani risparmiano. Non lo dico io, lo dicono i dati. In Italia 1700 miliardi sui conti correnti. 1700 MILIARDI!
Quello che, invece, gli italiani continuano a fare poco o niente è investire i soldi risparmiati. Come mai accade questo? Per semplice, nuda e cruda, ignoranza.
Ma quale tipo di ignoranza incide particolarmente?
Giovanna Paladino, direttrice del museo del Risparmio, con altri due ricercatori della Banca d’Italia, Daniela Marconi e Marco Marinucci, ha cercato di indagare in uno studio la relazione che esiste tra competenze digitali, conoscenza finanziaria e decisioni di investimento.
E il risultato fa riflettere.
Le attese erano che più le persone ne sapessero di tecnologia e più volessero investire i loro soldi invece di farseli mangiare dall’inflazione, ma lo studio di Paladino-Marconi-Marinucci ha dimostrato invece il contrario.
Le competenze digitali sono invece più un freno che una leva per investire consapevolmente.
Investire richiede un livello elevato di consapevolezza dei propri soldi, che è strettamente legato alla fiducia in se stessi, su ciò che si sa del funzionamento dell’economia e del sistema finanziario in generale. E gli italiani non ne sanno un tubo di queste cose, nonostante siano preparatissimi sull’ultima serie uscita su Netflix.
Le competenze digitali influiscono di più nei comportamenti di risparmio, continua lo studio. In che modo?
Per esempio è sempre più diffuso l’utilizzo di app per accumulare quotidianamente anche piccole somme, ma non hanno alcuna rilevanza sulle decisioni di investimento.
Insomma, anche per millennials e generazione Zeta, la capacità di gestire il denaro è legata al livello personale di istruzione nei temi legati agli investimenti e poco o nulla conta se le stesse persone siano in grado o meno di utilizzare uno smartphone.
Anzi… queste categorie sono le più a rischio di scam, che passano attraverso i social proprio perché non sono consapevoli della vera educazione finanziaria.
L’educazione finanziaria è fondamentale per avvantaggiarsi di una gestione del denaro che includa gli investimenti, cosa particolarmente importante in un periodo di incertezza e di alta inflazione.
Secondo i dati OCSE, meno del 44% della popolazione adulta italiana ha raggiunto il punteggio minimo per una persona finanziariamente informata, contro la media Ocse del 57%. E dato ancora più preoccupante è che le peggiori performance sono registrate tra i giovani di età compresa tra 18 e 35 anni, soprattutto tra le giovani donne.
Un altro studio invece della Doxa (vedi dati dei grafici sotto) ha dimostrato che meno di un terzo degli intervistati (30%) dichiara di conoscere tutti e 3 i concetti base come il tasso di interesse semplice, il tasso di interesse composto e la relazione rischio-rendimento di un investimento.
Facendola breve, la conclusione dei vari studi è che per trasformare i risparmiatori in investitori, la transizione digitale deve essere accompagnata da interventi educativi mirati, per elevare il livello generale di alfabetizzazione finanziaria che in Italia non accenna a migliorare.
Noi ve lo ripetiamo da anni e continueremo a ripetervelo sempre: più si conosce, più strumenti si hanno a disposizione per migliorare la propria vita. Questo vale per tutti gli ambiti, ma acquista maggiore importanza quando si parla di educazione finanziaria.
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